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Morro d’Alba e la rotonda a mare di Senigallia

Morro d’ Alba e la rotonda a mare di Senigallia

Per questo itinerario del gusto enogastronomico, percorriamo le terre della Lacrima di Morro d’Alba, tra le valli dei fiumi Misa e Esino, con le colline che degradano come una sorta di pettine, dall’entroterra fin vicino alla costa del mar Adriatico. La cucina di questi territori spazia dal pesce: con il brodetto alla Senigalliese (seppia,scampi,vongole,cozze,coda di rospo) Spigole, Sogliole; fino all’enogastronomia di terra, con i Vincisgrassi le paste all’uovo le lumache in porchetta e le beccute (formine di pane dolce a base di farina di mais, pinoli, uva sultanina). Tutte le località che si attraversano sono ricche di colline con  vigneti di Verdicchio dei Castelli di Jesi e Lacrima di Morro d’ Alba e oliveti del tipo: Frantoio, Leccino, Raggia. Molto diffusa è la produzione di formaggi, salumi e miele.

1_Senigallia – 2_ Ostra – 3_ S. Marcello – 4_Morro d’ Alba

Questo itinerario unisce le colline di Morro d’Alba alla splendida spiaggia di velluto di Senigallia.

Partiamo dalla costa adriatica per inoltrarci sulle colline che arrivano fino a ridosso del mare,dall’ autostrada A14, uscita Senigallia, si consiglia una visita alla Rocca Roveresca il Palazzo del Duca e nel famoso lungomare della spiaggia denominata di “velluto” la  Rotonda a Mare. Proseguiamo per la SP 360 arceviese per 12 Km, prendere per Ostra città dalla straordinaria cinta muraria tra le chiese spiccano la Collegiata di Santa Croce e il Santuario del SS. Crocifisso, infine appena fuori il centro abitato si trova il Santuario Madonna della Rosa. Prendere le indicazioni per  Belvedere Ostrenselungo il tragitto il panorama arriva a tratti a scorgere la costa, proseguire fino a S. Marcello con il Teatro P. Ferrari e le chiese di Santa Maria del Rosario e la Chiesa di San Marcello, appena a 2 Km arriviamo a  Morro d’ alba già da lontano si vedono le mura, con La Scarpa, nel paese la chiesa di San Gaudenzio e infine il Museo della Cultura Mezzadrile “Utensilia”.

Che cosa vedere:

1_Senigallia

senigallia_rocca_roverescaRocca Roveresca

Simbolo della città roveresca è la Rocca voluta da Giovanni Della Rovere Signore della città dal 1474 al 1501. Fu progettata da Luciano Laurana, autore del Palazzo ducale di Urbino, e più tardi da Baccio Pontelli. Il monumento è articolato in due rocche una inglobata dentro l’altra: il corpo centrale destinato a residenza signorile è circondato dalla costruzione destinata alla difesa militare.


senigallia_palazzo_ducaPalazzo del Duca

Il Palazzo fu edificato per volere di Guidobaldo II Della Rovere e più tardi di Francesco Maria II. Progettato da Girolamo Genga alla metà del secolo XVI presenta all’interno nella Sala del Trono uno straordinario soffitto costituito da una struttura lignea a cassettoni dipinti da Taddeo Zuccari.

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senigallia_rotonda_a mareLa Rotonda a mare

La Rotonda a mare è il simbolo turistico della città sin dal 1933, anno della sua apertura. Suggestivo ritrovo dei villeggianti d’elite durante la stagione balneare è stata restituita ai suoi antichi splendori nel luglio 2006. Con la sua originale forma “a conchiglia”, è un magico luogo d’incontro d’impareggiabile qualità scenografica.

2_ Ostra
ostra_mura

Cinta muraria

Costruzione di difesa che si sviluppa su un percorso di 1.200 m costruita tra il 1350 e il 1366.
Originariamente era sormontata da merli guelfi e racchiudeva all’interno un fossato profondo per ostacolare l’accesso degli invasori.
La intervallano nove torrioni, fra cui il torrione di mezzogiorno che conserva ancora gran parte delle caratteristiche antiche.

santuario madonna della rosa

Santuario Madonna della Rosa

A breve distanza dalla città, in una ridente valle circondata da colli ubertosi, esisteva in epoca immemorabile, un’edicola in cui si venerava una immagine della Vergine, dipinta su rozza parete, ai piedi della quale scorreva un ruscello di limpida acqua. Dal vago fiore che la vergine Benedetta tiene nella mano sinistra, i fedeli cominciarono a invocarla col dolce titolo di “Madonna della Rosa”. Iddio, che in ogni tempo e luogo vuole l’esaltazione della Madre sua, stabilì che, col titolo di “Mistica Rosa” Ella divenisse oggetto di particolare culto, strumento di grazie e di strepitosi prodigi. Nel 1666, dalla mano devota di una pia fanciulla, fu posto davanti alla Santa Immagine, in un giorno di maggio, un candidissimo giglio, in segno di filiale amore. Il fiore, con grande meraviglia di tutti, rimase per mesi e mesi, fresco e olezzante come se allora fosse stato reciso dalla pianta. Poi avvizzì e si seccò, ma per riprendere, dopo alcuni giorni, la primitiva freschezza e il naturale profumo. Fu come un richiamo! Da allora, folle immense di fedeli accorsero ai piedi della Vergine Santa e i miracoli si ripeterono e si moltiplicarono. Per il grande afflusso dei pellegrini, la modesta e disadorna edicola, due anni dopo fu trasformata in una graziosa chiesetta. Le acque del ruscello, strumento di tanti prodigi, furono quindi raccolte in un pozzetto ai piedi dell’altare di Maria, ed anche oggi, come allora, i fedeli rimangono sorpresi dal fatto che il volume dell’acqua si mantiene sempre al livello di cm 80 sia d’estate come d’inverno, qualsiasi quantità se ne attinga. La fama dei prodigi operati dalla Madonna della Rosa, giunse fino al Soglio Pontificio, e il Rev.mo Capitolo Vaticano, nel 1726, concesse alla miracolosa Immagine, l’onore della solenne Incoronazione, e alla Cappella il titolo di Santuario. Ben presto, aumentando sempre più l’afflusso dei fedeli, anche la chiesetta si dimostrò insufficiente, per cui sorse l’idea di costruirne una più grande. L’unanime e ardente desiderio, in breve volgere di tempo divenne una consolante realtà. Nel 1748 si gettarono  le fondamenta e, sei anni dopo, l’ampio e maestoso tempio era condotto a termine. Esso è costruito a croce greca, in stile corinzio, diviso in tre navate e a somiglianza di quello di Loreto, racchiude in sè la Cappella della Madonna.
Finalmente tra il 1887 e il 1891, su disegno del Conte Francesco Vespasiani, Architetto dell’Esposizione Vaticana in Roma, potè costruirsi l’artistico campanile e l’armonica e monumentale facciata. Vederlo questo Santuario sullo sfondo del viale, sembra un’apparizione di sogno che desta al nuovo pellegrino una sensazione di celeste fragranza e al devoto di tutti i giorni il dolce senso di ritrovarsi in un angolo il più caro della sua casa.
Tempio eretto nel 1754, custodisce all’interno l’edicola miracolosa del XVII sec. dedicata alla Madonna.
Facciata e campanile furono edificati alla fine dei XIX sec.
Conserva numerose tavolette votive e bandiere turche del 1717.

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10_001_ostra_coll_s_ta_croceCollegiata di Santa Croce
La Chiesa collegiata parrocchiale di Santa Croce ha un’origine antichissima, sicuramente antecedente alla nascita del Comune di Montalboddo (Ostra dal 1881). Infatti, il primo documento riguardante questa chiesa, è lo stesso che sancisce l’autonomia del Comune: quando nel 1194 l’arcivescovo di Ravenna determinò i confini del nuovo Comune, prese, come punto di riferimento, proprio la chiesa di Santa Croce. La Chiesa romanica di Santa Croce detta delle “Quattro Colonne”, nell’800, specie dopo che era divenuta “Collegiata”, era troppo angusta e in grande decadenza, per cui fu presa la decisione di demolirla e, tra il 1848 e il 1851, su disegno dell’architetto Giuseppe Ferroni al suo posto ne fu costruita una completamente nuova. La facciata della chiesa, però, era rimasta incompiuta: questa fu terminata nel 1869 e fu abbellita con la posa di due statue in terracotta, raffiguranti San Pietro e San Paolo. Dopo il secondo conflitto mondiale nel 1947, fu ricostruito con un diverso disegno il pinnacolo del campanile, colpito dai cannoneggiamenti e furono rimosse le due statue della facciata, perché pericolanti.
La chiesa è suddivisa in tre navate da una fuga di classicheggianti colonne con scanalature, capitello corinzio e basamento rialzato a causa del successivo abbassamento del pavimento. L’altare maggiore conserva la reliquia della Santa Croce di Cristo, rinvenuta sul luogo del Calvario dall’imperatrice Sant’Elena nel 327.

santuario ss.crocifisso

Santuario del SS. Crocifisso

La costruzione della chiesa, già sede di parrocchia, risale al 1333, come risulta dall’iscrizione posta sull’arco e da quella sul portale. Le due epigrafi ci informano che la chiesa fu costruita da Paolaccio Peris e da Menco Bonati su incarico di messer Albrico, rettore della medesima chiesa. Probabilmente nel sec. XIX, la facciata ha subito una manomissione con l’apertura di due finestroni gotici nelle zone laterali dei due contrafforti verticali, le cui pareti, in origine, erano solamente interrotte da due occhi-luce stretti verso il centro e oggi pure essi chiusi. L’altare maggiore è dedicato a San Gregorio Papa. Presso questo altare era stata eretta la Confraternita degli Agonizzanti per la recita delle preghiere dei moribondi in ogni venerdì dell’anno. Degli altri due altari, eretti nel sec. XVIII, uno è intitolato a San Pietro Martire e l’altro alla Madonnna sotto il titolo di Santa Maria ad Nives. Agli inizi del ‘700 la chiesa fu dotata dell’artistico Crocifisso in legno, in misura naturale, rappresentante Gesù moribondo opera dello scultore Bartolomeo Silvestri da Verrucchio. Con bolla del 9 settembre 1860 il Vescovo di Senigallia, Domenico Lucciardi, decretò che il titolo di parrocchia urbana di San Gregorio fosse trasferito alla nuova chiesa rurale di San Gregorio Magno, costruita non molto lontano da Pianello di Ostra. La parrocchia urbana fu così soppressa, mentre questa chiesa di San Gregorio Magno vene elevata a “Santuario del Santissimo Crocifisso”.

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3_ S. Marcello

teatro primo ferrari

Teatro Primo Ferrari

Il Teatro Primo Ferrari fu realizzato dall’ingegnere Ernesto Medi di Monte San Vito tra il 1870-1871. Sorge nella struttura edilizia sovrastante un tratto delle mura e presenta all’interno, per le ridotte dimensioni, un impianto a U, presentandosi quindi come una serie di gallerie sovrapposte scandite da piccoli pilastrini in legno.
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Chiesa di Santa Maria del Rosario

Edificata nel 1508 e ricostruita un secolo più tardi. La chiesa conserva la mirabile tela di Andrea da Jesi “Madonna con Bambino tra San Francesco di Assisi e Sant’Antonio Eremita”.

Chiesa di San Marcello

Costruita verso la fine del XVII secolo, conserva sei altari settecenteschi e due notevoli dipinti: San Marcello, di ignoto (inizio del XVIII secolo) che richiama lo stile di Carlo Maratta ed una “Deposizione” attribuita ad Andrea Lilli. .

4_Morro d’Alba

Lacrima di Morro d'Alba cartello
Lacrima di Morro d’Alba cartello

la scarpa morro d'albaLa Scarpa

L’alto muro di cinta pentagonale su cui si innesta l’abitato è punteggiato da cinque torrioni collegati da portici che costituiscono “La Scarpa”, esempio unico di camminamento di ronda coperto fiancheggiato da arcate. Di notevole importanza è anche un labirinto di grotte spesso collegate tra loro da gallerie che costituiscono una specie di seconda città sotterranea. Dall’esterno delle mura sono ancora visibili piccole feritoie dalle quali l’interno di queste grotte riceve luce ed aria. In passato erano utilizzate soprattutto per la conservazione dei cibi, ma di certo servivano in momenti difficili per la popolazione come rifugio sicuro. Prova ne è anche la presenza di pozzi a cui si poteva attingere acqua di vena. Alcuni di questi sotterranei sono oggi visitabili dietro autorizzazione dei proprietari delle case sovrastanti.

morrodalba_san_gaudenzioSan Gaudenzio

Nel cuore del paese si trova la chiesa del XVIII secolo, dove sono conservate diverse opere: una tela del romano Silvio Galimberti in cui San Michele Arcangelo, protettore del paese, occupa una posizione centrale. Ai lati ci sono le tele di San Rocco, San Filippo Neri, San Maurizio e San Matteo.

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10_001_morrodalba_museoMuseo della Cultura Mezzadrile “Utensilia”

Si tratta di una raccolta originale che rappresenta lo specchio del mondo agricolo marchigiano.
Il museo, nella sua superficie di circa duecento mq, illustra tutti i sistemi di coltivazione e produzione agricola sopravissuti da queste parti fino a poco tempo fa.
Sono inoltre esposte le materie prime e i sistemi costruttivi del mondo mezzadrile, oltre a circa ottocento strumenti usati per i lavori agricoli, artigianali ed i prodotti manifatturieri finiti: legni, pietre, cuoi, pellami, canne , penne, lino, cotone, lana, ferro. La maggior parte degli utensili raccolti sono di legni pregiati: acero campestre, oppio, quercia, olmo, acacia. All’interno del Museo è conservato anche un carro agricolo, quasi interamente costruito in legno di olmo e datato 1942.

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Enogastronomia.it consiglia:

mancinelliAzienda Stefano Mancinelli

  • Via Roma n.62
  • 60030 Morro d’Alba

Cantina – distilleria – frantoio
Tel. 0731 63 021 Maggiori dettagli >>>

Azienda Agricola Marconi Silvano – Olio extravergine di oliva
Via Serra ,112 ,60030 ,San Marcello (AN)
Tel. 0731.60463 | Maggiori dettagli >>>
Azienda Agricola Fratelli Badiali
Contrada Maiolino ,4 60030 Morro d’Alba (AN)
Tel. 0731.63510 | Maggiori Dettagli >>>
Agriturismo I Ciliegi del Checco
Via Serra ,71 60030 San Marcello (AN)
Tel. 334.2520677| Sito Web | Maggiori dettagli >>>
  Casa Vacanza Le Civette
Via Morganti, 60
60030 Morro d’Alba (AN)
Tel. 0731 618010 – 0731 63021
Cel. 335 6113644 – 329 5920623Sito web
Azienda Agricola Fratelli Badiali
Contrada Maiolino ,4 60030 Morro d’Alba (AN)
Tel. 0731.63510 | Sito Web | Maggiori Dettagli >>>

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